Mi chiamo Stefano, puoi chiamarmi Ste



Preferisco il mare alla montagna, fra le bevande analcoliche apprezzo solo l’acqua tonica.




“Sei un pagliaccio del circo”. Devo confessare che l’etichetta non mi dispiaceva affatto. Me l’aveva affibbiata ai tempi delle scuole superiori, con l’ampia approvazione di tutto il corpo docente, un mio carissimo amico e compagno di classe. Io credo che il pagliaccio sia chiamato a un compito impegnativo – divertire, ed è faccenda molto più complessa del deprimere – ma soprattutto penso che per riuscire bene nel ruolo gli siano congeniali doti di inventiva, senso della misura, preparazione, capacità di lettura del tempo attuale, versatilità, empatia e un pizzico di sana irriverenza. Davvero troppo, troppo generosa come definizione: per quanto lusingato, non me ne sento degno. Più umilmente cerco invece di trasformare in risorsa lo smisurato, confuso groviglio di interessi culturali che si affollano in ordine sparso all’interno della mia scatola cranica. E in tutta onestà riconosco – un po’ meno umilmente - l’apporto benefico di questa impostazione sul livello professionale, dove tendo a non sedermi su verità immutabili o pratiche routinarie, ma ad afferrare per il naso i cambiamenti sociali, le nuove tendenze, la trasformazione del lavoro.

Qualche pillola biografica.


Nato a Pavia un martedì di luglio del 1980, sono cresciuto in un paesino di circa 800 anime dove, con alterne fortune in termini di risultati, il concetto di comunità ha sempre rappresentato un punto di riferimento. Per effetto di alcune letture assai appassionanti, da pre-adolescente immaginavo che in età adulta sarei diventato giornalista. È andata davvero così, ma la strada è stata parecchio tortuosa. Succede che dopo la terza media decido di seguire il gregge e, andando per la maggiore tra i miei amici l’istituto tecnico, mi iscrivo all’Itis Cardano di Pavia. Vi arrivo da bravo ragazzino di campagna, per il vero un po’ spaurito. Dopo il biennio inizio a sbandare, confermandomi regolarmente tra i peggiori e più indisciplinati studenti: i voti sono scarsi, talvolta scarsissimi, fatte salve le materie umanistiche in cui, senza troppo sforzo, tendo naturalmente ad emergere. Arrivato a fatica al diploma di perito in elettronica e telecomunicazioni, decido di ribaltare il percorso di studi iscrivendomi a Scienze Filosofiche e lì trovo un terreno decisamente meno arido di quello a cui ero abituato. Nel mentre inizio a collaborare con un periodico locale, esperienza breve, ma che si rivelerà molto utile negli anni a venire. Laureatomi con una tesi su un misconosciuto intellettuale pavese del XVII secolo - tale Antonio Maria Spelta – trovo impiego come assistente bibliotecario per poi passare a collaborare continuativamente con alcune testate locali, occupandomi di una gran varietà di argomenti: cronaca, politica, cultura, costume... Qualche anno e il giornalismo diventa un’occupazione in piena regola, in parallelo all’attività di copywriter presso un’agenzia di comunicazione. Poco alla volta, però, si fa strada in me la consapevolezza delle eccezionali mutazioni genetiche in corso nel mondo dell’informazione, su tutte il passaggio al digitale e il peso sempre maggiore dei social network. Così scelgo di approfondire meglio le nuove possibilità del web seguendo corsi dedicati, spostandomi dalla cara e vecchia carta – che comunque continuo ad apprezzare per la sua consistenza materiale, con le connesse proprietà creative – al mondo dell’online, una nuova frontiera ancora avvolta dal fascino della scoperta.

Il Quattro mi vede nel ruolo di copywriter, realizzo contenuti per siti web in Wordpress, curo i social dei nostri clienti e mi occupo di ufficio stampa strategico.


L'aspetto che più mi entusiasma del mio lavoro è che ogni giorno imparo qualcosa di nuovo. Con quei tre mattacchioni dei miei soci ho un rapporto di complementarietà: siamo simili ai moschettieri di Dumas, la storia cambia solo per il fatto che due sono donne e – che io sappia – nessuno di noi è abile con la spada. Mi piace la musica rock in tutte le sue sfumature, mi piace leggere, se sono ispirato mi piace anche scrivere. Ho all’attivo la pubblicazione di una raccolta di racconti, presentata a Expo 2015. Nel tempo libero, in genere, opto per attività che mi facciano sentire libero.




“Sei un pagliaccio del circo”. Devo confessare che l’etichetta non mi dispiaceva affatto. Me l’aveva affibbiata ai tempi delle scuole superiori, con l’ampia approvazione di tutto il corpo docente, un mio carissimo amico e compagno di classe. Io credo che il pagliaccio sia chiamato a un compito impegnativo – divertire, ed è faccenda molto più complessa del deprimere – ma soprattutto penso che per riuscire bene nel ruolo gli siano congeniali doti di inventiva, senso della misura, preparazione, capacità di lettura del tempo attuale, versatilità, empatia e un pizzico di sana irriverenza. Davvero troppo, troppo generosa come definizione: per quanto lusingato, non me ne sento degno. Più umilmente cerco invece di trasformare in risorsa lo smisurato, confuso groviglio di interessi culturali che si affollano in ordine sparso all’interno della mia scatola cranica. E in tutta onestà riconosco – un po’ meno umilmente - l’apporto benefico di questa impostazione sul livello professionale, dove tendo a non sedermi su verità immutabili o pratiche routinarie, ma ad afferrare per il naso i cambiamenti sociali, le nuove tendenze, la trasformazione del lavoro.

Qualche pillola biografica.


Nato a Pavia un martedì di luglio del 1980, sono cresciuto in un paesino di circa 800 anime dove, con alterne fortune in termini di risultati, il concetto di comunità ha sempre rappresentato un punto di riferimento. Per effetto di alcune letture assai appassionanti, da pre-adolescente immaginavo che in età adulta sarei diventato giornalista. È andata davvero così, ma la strada è stata parecchio tortuosa. Succede che dopo la terza media decido di seguire il gregge e, andando per la maggiore tra i miei amici l’istituto tecnico, mi iscrivo all’Itis Cardano di Pavia. Vi arrivo da bravo ragazzino di campagna, per il vero un po’ spaurito. Dopo il biennio inizio a sbandare, confermandomi regolarmente tra i peggiori e più indisciplinati studenti: i voti sono scarsi, talvolta scarsissimi, fatte salve le materie umanistiche in cui, senza troppo sforzo, tendo naturalmente ad emergere. Arrivato a fatica al diploma di perito in elettronica e telecomunicazioni, decido di ribaltare il percorso di studi iscrivendomi a Scienze Filosofiche e lì trovo un terreno decisamente meno arido di quello a cui ero abituato. Nel mentre inizio a collaborare con un periodico locale, esperienza breve, ma che si rivelerà molto utile negli anni a venire. Laureatomi con una tesi su un misconosciuto intellettuale pavese del XVII secolo - tale Antonio Maria Spelta – trovo impiego come assistente bibliotecario per poi passare a collaborare continuativamente con alcune testate locali, occupandomi di una gran varietà di argomenti: cronaca, politica, cultura, costume... Qualche anno e il giornalismo diventa un’occupazione in piena regola, in parallelo all’attività di copywriter presso un’agenzia di comunicazione. Poco alla volta, però, si fa strada in me la consapevolezza delle eccezionali mutazioni genetiche in corso nel mondo dell’informazione, su tutte il passaggio al digitale e il peso sempre maggiore dei social network. Così scelgo di approfondire meglio le nuove possibilità del web seguendo corsi dedicati, spostandomi dalla cara e vecchia carta – che comunque continuo ad apprezzare per la sua consistenza materiale, con le connesse proprietà creative – al mondo dell’online, una nuova frontiera ancora avvolta dal fascino della scoperta.

Il Quattro mi vede nel ruolo di copywriter, realizzo contenuti per siti web in Wordpress, curo i social dei nostri clienti e mi occupo di ufficio stampa strategico.


L'aspetto che più mi entusiasma del mio lavoro è che ogni giorno imparo qualcosa di nuovo. Con quei tre mattacchioni dei miei soci ho un rapporto di complementarietà: siamo simili ai moschettieri di Dumas, la storia cambia solo per il fatto che due sono donne e – che io sappia – nessuno di noi è abile con la spada. Mi piace la musica rock in tutte le sue sfumature, mi piace leggere, se sono ispirato mi piace anche scrivere. Ho all’attivo la pubblicazione di una raccolta di racconti, presentata a Expo 2015. Nel tempo libero, in genere, opto per attività che mi facciano sentire libero.